Il bene comune, una lunga strada in salita
COM-PRENDIAMO
Dalla nostra rubrica “Non sono un medico, ma credo a quello che mi si dice” Liliana Segre
di Anna Lodeserto
A partire dallo scorso 6 agosto 2021, è necessario essere in possesso del certificato verde per poter accedere ad alcuni servizi e partecipare ad alcune attività.
Il temuto green pass, in realtà, altro non è che un certificato cartaceo o digitale indispensabile per verificare e certificare una tra le seguenti possibilità. La persona in questione è stata vaccinata contro il Covid – 19; ha effettuato un test che attesta, appunto, la negatività al Covid entro le precedenti 48 ore; è guarita dal Covid da non più di sei mesi.
Certamente, sono ben note le dispute, le discussioni e le manifestazioni che hanno, in modo più o meno pacato e diplomatico, acceso le piazze italiane ed i social.
A tal proposito, è intervenuto anche il premier Mario Draghi spiegando l’importanza di aderire alla campagna vaccinale “per proteggere sé stessi e le proprie famiglie. Il green pass – ha spiegato Mario Draghi – non è un arbitrio, ma una condizione per tenere aperte le attività economiche. La variante Delta – ha continuato – è minacciosa in quanto si espande molto più rapidamente di altre varianti. L’invito a non vaccinarsi è un invito a morire.”
I social! Croce e delizia della società contemporanea, specchio della realtà e della quotidianità.
Come dimenticare il post pubblicato da Sergio Tancredi, deputato siciliano, sulla propria pagina?
18 luglio 2021. Ore 14:19.
Una foto che ritrae l’avanbraccio di un deportato nei campi di sterminio nazisti, con il numero ben visibile, e la didascalia che riporto fedelmente “A breve…per chi non si allinea…Magari pratica inserita in un DPCM! Sapevatelo… #malatemporacurrunt”
Sipario.
Atto secondo.
Proprio come accade durante uno spettacolo teatrale o al cinema. Una pausa tra un atto ed un altro, tra il primo ed il secondo tempo. Pochi minuti per rendersi conto che, davvero, qualcuno ha avuto il barbaro coraggio di trovare una qualche similitudine tra il green pass ed il marchio che i nazisti applicavano sulla pelle delle vittime colpevoli di non essere degni di vivere perché ritenuti non ariani, non puri. Vittime della follia umana, dell’egoismo, dell’ignoranza, dell’egocentrismo. Vittime umiliate, ancora una volta, non soltanto da Sergio Tancredi ma, anche, da tutti coloro i quali hanno dato seguito a questa teoria, facendola propria, urlandola e scrivendola per affermare la forza e la potenza che caratterizza il leone da testiera medio – basso.
Una vera e propria violenza perpetrata ai danni di una pagina della Storia a cui è doveroso rivolgersi con silenzioso rispetto, a testa china e chiedendo perdono. Sì, perché è vero che appartiene ad un passato relativamente remoto, ma i semi che hanno dato la vita a quel fiore del male continuano silenziosamente ad attecchire ed a germogliare.
Dimostrazione? Tutti coloro i quali non hanno condannato quella frase infelice, ma ne hanno fatto tesoro. Proprio come se fosse un gioiello di famiglia da esibire e mostrare nelle occasioni speciali di incontro sociale.
La senatrice a vita Liliana Segre ha dichiarato che “i paragoni tra la persecuzione ebraica e le disposizioni in materia di vaccini sono follie, gesti in cui il cattivo gusto si incrocia con l’ignoranza. Siccome, spero di non essere né ignorante né di avere cattivo gusto, non riesco a prendermela più di tanto. L’uso distorto della Memoria è una vergogna che dura da tempo. Dopo aver visto – ha dichiarato Lilliana Segre – l’adorato viso di Anna Frank usato allo stadio non mi stupisco più. Non dico che sono insensibile, ma mi è venuta una sorta di scorza.” Stando a quanto sostenuto dalla senatrice Segre, condannare chi rifiuta il vaccino e parla di dittatura sanitaria è un atto dovuto. “È un tale tempo di ignoranza – ha sostenuto Liliana Segre – e di violenza, neanche più repressa, che è diventato maturo per queste distorsioni. È una scuola che è stata recepita in cui i bulli sono i più forti. Voglio in ogni caso sperare che quei manifestanti rappresentino una minoranza. Perché, come si fa a non vaccinarsi con una malattia terribile come questa che ha ucciso senza distinzioni? Se l’unica arma per combattere questa malattia è il vaccino, non ne conosciamo altre, e facciamo il vaccino allora. Io – ha concluso – non ci ho pensato due minuti a farlo, anzi ero molto contenta. E così si sono vaccinati tutti nella mia famiglia. Non sono un medico, ma credo a quello che mi si dice.”
Tra le parole che si sono riscoperte, ed in quanto novità attirano l’attenzione, vi è libertà.
Libertà di non vaccinarsi. Libertà di scegliere. Libertà di essere liberi. Libertà di vivere. Libertà, in tutte le sue forme e sfaccettature, o quasi!
Difficile trovare le parole giuste per provare a spiegare la differenza che vi è tra il green pass e quel numero. Doloroso rendersi conto che ancora oggi, nel 2021, non si è compreso che il bene più prezioso è la vita e va tutelato. Sfiancante e logorante realizzare come sia facile strumentalizzare il dolore altrui per tutelare il proprio ego ed il proprio Io.
Deleterio per i ragazzi, che son il futuro, mostrare una realtà dove non vi è più il confronto civile ma una serie di assurdi insulti, sputati fuori con la cattiveria pericolosa di chi non rispetta le regole.
Sciocco il paragone che ha ottenuto molti like e cuoricini. In fin dei conti, chi non ha il green pass non potrà entrare nei ristoranti al chiuso, ma di sicuro non sarà condannato ai lavori forzati, senza cibo, senza acqua, senza doccia a meno che non sia l’ultima doccia al gas.
Sarebbe opportuno rispolverare i libri di storia, il dizionario della lingua italiana prima di esprimersi, al fine di evitare anche violenze linguistiche ed errori legati alla non comprensione del reale significato delle parole utilizzate.
“Hai la tosse, non puoi andare al parco giochi con i tuoi amichetti. Per guarire devi prendere questo sciroppo. Lo ha detto il pediatra.”
“Ma è amaro! Non mi piace!”
“Lo so. Ma tu vuoi guarire e stare bene?”
“Sì!”
“Ed allora, lo sciroppo è l’unica soluzione.”
In linea di massima è questo il discorso tra genitori e bambini che stanno poco bene.
Comportiamoci da adulti, per il bene di tutti.
[Rubrica pubblicata sulla rivista Agorà, numero Agosto 2021]