La società civile tutela i diritti umani

COM-PRENDIAMO

La felicità è una mente aperta. Fai attenzione ai tuoi stereotipi e pregiudizi, potrebbero metterti in trappola e farti perdere ciò che la vita ha da offrire” Med Yones

 

di Anna Lodeserto

 

“Noi qui non li vogliamo! I loro figli non devono andare a scuola con i nostri. Sono diversi”.

Parlano in modo diverso dal nostro. Sono malati, non si lavano e puzzano! Rubano. Stuprano. Violentano. Gli uomini sono tutti delinquenti e le donne sono soltanto brave a regalare agli uomini momenti di vera virilità!”.

Chi sono i destinatari di queste frasi?

Esseri umani che scappano da una guerra in cerca di un futuro migliore e di una casa solida e lontana dalle bombe per sé e per i propri figli.

Esseri umani che attraversano il mare, non a bordo di comodi yacht extralusso, assumendosi il rischio di perdere la vita durante la traversata e di giungere, purtroppo, a riva con gli occhi già chiusi da tempo, trascinanti dalle onde di quello stesso mare che li ha travolti e privati anche della gioia di un respiro.

“Non vogliono lavorare! Vengono a casa nostra e pretendono di imporre la loro cultura. Assurdo!”

Quasi nessuno, però, parla delle condizioni di lavoro che vengono loro proposte e che, spinti dalla disperazione e dalla voglia di riscatto, accettano con la speranza di un futuro migliore.

In pochi parlano delle vittime cadute sotto il peso schiacciante delle casse di frutta trasportate a spalla, nelle ore più calde di una qualsiasi giornata estiva, per chilometri e chilometri.

In fin dei conti, “Se vengono a casa nostra, devono accettare le nostre condizioni!”.

Oggi qualcuno ha deciso che sono loro i nemici contro cui combattere, la causa di tutti i mali dell’Italia, dell’Europa, del mondo intero.

Facciamo un viaggio nel tempo.

Torniamo indietro di qualche decennio.

Contro chi si doveva combattere per tutelare e salvaguardare la purezza della “razza ariana?”.

Chi era il nemico? L’altro.

Il vicino di casa che professava una religione diversa; il vicino di casa che aveva un credo politico diverso; il vicino di casa che amava un essere umano del suo stesso sesso…

Il vicino di casa: l’essere umano diverso, perché non conforme all’idea di normalità accettata dalla maggioranza indottrinata a dovere da un ristretto gruppo di abili manipolatori specializzati nell’arte oratoria finalizzata alla violenza.

Quindi le frasi discriminatorie sono utilizzate solo per chi è nato in un Paese diverso dall’Italia?

No, assolutamente no!

Come dimenticare gli stereotipi ed i pregiudizi che colpiscono noi italiani del Mezzogiorno!

Frasi simili a quelle che oggi si vomitano addosso agli altri, in un passato non molto lontano sono state dette ai nostri nonni, padri, zii, amici di famiglia che partivano, ad esempio, alla volta di Milano o di Torino in cerca di un lavoro per migliorare le proprie condizioni economiche e, quindi, per avere una vita più dignitosa.

Ed ancora.

Quanti italiani hanno attraversato l’Oceano per raggiungere l’America?

Lo abbiamo davvero dimenticato oppure preferiamo non parlarne perché è molto più facile puntare il dito contro l’altro?

Gli italiani sono partiti per cercare nuove possibilità; eppure, non tutti hanno reso onore al nome dell’Italia.

Alcuni hanno scelto di realizzarsi e di raggiungere il successo e l’affermazione in ambiti poco limpidi, ma ciò non fa di tutti gli italiani emigrati un popolo di delinquenti.

Gli italiani del Mezzogiorno non sono visti di buon occhio neanche da alcuni connazionali, come alcuni esponenti politici hanno avuto cura di ribadire a gran voce in più occasioni; dunque, non sarà forse il caso di cambiare?

È forse giunto il momento di accettare, rispettare ed amare l’altro in quanto essere umano, indipendentemente dalle origini, dalla religione e dalle scelte che riguardano solo ed esclusivamente la sua vita privata?

“Ci unisce, malgrado tutto, la nostra storia. Ci unisce un intento di pace al riparo da ogni minaccia alla sicurezza. Ci unisce il bisogno ed il desiderio di cooperazione. La consapevolezza di queste ragioni di unità ha aperto la via alla distensione. Ma l’Italia ha sempre avuto la convinzione che occorre dare allo svolgimento, graduale e non sempre piano, della distensione, un contenuto nuovo e più sostanzioso, al di là delle pur necessarie intese tra governi, vale a dire, l’esaltazione degli ideali di libertà e di giustizia, una sempre più efficace tutela dei diritti umani, un arricchimento dei popoli in forza di una migliore conoscenza reciproca, di più liberi contatti, di una sempre più vasta circolazione delle idee e delle informazioni.”

Aldo Moro, Discorso alla Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Helsinki, 30 luglio 1975.

[Articolo pubblicato sulla rivista Agorà per la rubrica Com-prendiamo, numero Ottobre 2022]

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