L’avaro di Molière, atto unico
TEATRO
Il nuovo spettacolo della compagnia teatrale Le Quinte diretta da Pasquale Nessa
di Donatella Serio
Il 3 marzo, al Piccolo Teatro Comunale “Valerio Cappelli” di Martina Franca, nell’ambito della Stagione Teatrale promossa dal Comune di Martina Franca e in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, la compagnia teatrale Le Quinte, diretta da Pasquale Nessa, ha portato in scena L’avaro di Molière.
La prima replica ha avuto luogo il 9 marzo, la seconda è prevista per domenica 19 marzo alle ore 20:30 sempre presso il Teatro Cappelli (info e biglietti: 328 200 4496).
Significativa la scenografia con al centro del palco una pedana in legno chiaro dal piano inclinato rivolto verso il pubblico e con l’estremità più bassa coincidente con l’estremità del proscenio, una discesa verso la realtà o una salita verso l’immaginario; un albero secco, arido, e un misero sgabello, nient’altro.
Un quadro che si riscalda grazie alle coreografie dei ballerini, alle musiche, alle luci, e si colora con l’entrata in scena dei personaggi, i cui costumi sono a dir poco meravigliosi. Anche gli attori con le loro movenze sembrano danzare al ritmo incalzante delle parole che rimbalzano da una bocca all’altra e spesso scappano tra gli spettatori e strappano una risata. Interpretazioni e regia davvero magistrali.
Italo Calvino dice che “un classico è un’opera che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”, ed effettivamente L’avaro di Molière ha tante cose da dire, tantissime, può sussurrarle nel silenzio di un’intima e piacevole lettura, o proferirle con impeto sul palcoscenico di un teatro. È incredibile come un’opera andata in scena per la prima volta nel 1668 a Parigi, sia ancora oggi in grado di divertire aprendo il sipario e puntando le luci sulle nostre debolezze, difetti e vizi nati con l’uomo e con lui destinati a cambiare senza cambiare mai davvero.
L’avarizia di Arpagone, protagonista di questa commedia e figura indimenticabile della storia del teatro, ha seppellito ogni suo sentimento ed emozione insieme all’adorata cassetta stracolma di monete d’oro. Autoritario ed egoista, agisce esclusivamente in funzione di un proprio tornaconto economico senza alcun rispetto per la volontà e i desideri altrui, nemmeno per quelli dei propri figli.
Il denaro è il suo unico amore, cupa ossessione che innesca una serie di eventi e di fraintendimenti attraverso i quali Molière ritrae un iconico campione di dissennatezza in bilico tra commedia e tragedia, in grado di suscitare il riso ma anche amare riflessioni sulla natura umana. Arpagone è lo specchio grottesco della società mercantilistica del Settecento che lo ha partorito e, a ben guardare, anche della nostra che continua ad alimentarlo rendendolo sempre attuale.
Arpagone è l’avaro che vive in ognuno di noi.
Regia: Pasquale Nessa
Aiuto regia e coreografie: Francesca Sibilio
Danzatori: Scuole di danza A.S.D. Corpus – Nuovo Choreos
Personaggi e interpreti:
Arpagone, Gabriele Santacroce
Cleante, Gianni Lenoci
Elisa, Michaela Guida
Valerio, Francesco Argese
Mariana, Valentina Urgesi
Frosina, Angela Casavola
Freccia, Giuseppe Conserva
Anselmo, Lino Lanna
Mastro Giacomo, Marco Carriero
Mastro Simone, Saverio Veccaro
Donna Claudia, Donatella Corrente
il commissario, Cristina Ancona
Gran d’avena, Anna Flora Marinò
Stoccafisso, Giovanni Mastrangelo
lacchè di Arpagone, Roxana Pacher
[In evidenza la foto di Marta Massafra e la locandina dello spettacolo]