“Nulla sanno le parole”. La recensione
IL LIBRO
Opera prima di Daniela Gentile, edito da Pietre Vive Editore
Daniela è una giovane e colta intellettuale di Locorotondo. Il suo primo lavoro dal titolo “Nulla sanno le parole” è una sorta di epistolario a distanza, una serie di lettere indirizzate non sappiamo a chi. Le sue poesie, ricche di richiami culturali, sono fortemente emotive. “Se la parola è un evento, scrive Daniela, e se solo le azioni, le virtù fanno di noi qualcosa di simile al ricordo allora basti scrivere in poesia la viltà del nostro amore”. I richiami linguistici e, a volte, profondamente umani, sono sparsi come neve sull’intera opera. La prosa poetica di Daniela Gentile è ricca di puntuali citazioni. “La Lamarque mi insegna a restare a un passo dalle cose. Montale a inseguirle, Seneca a non temerle: te lo scrivo sul frigo, dove mi capita”. La poesia di Daniela è ricca e fluente. Richiama certi passaggi tedeschi del primo novecento. Parliamo di poesia colta ma, di più, di opera psicologicamente profonda. “I corpi abbracciati, avevi ragione, sono nomadi irrequieti che sognano, dopo l’amore, la felicità”. L’opera è di una estrema eleganza formale, incentrata sulla precarietà dei rapporti umani. La poesia, per Daniela, non è solo un atto di fede verso la vita ma anche una chiave di lettura del dolore. Montale insegna.