Ristorante ‘U Curdunn’ di Peppino e Margherita
L’INTERVISTA
Uno scrigno di prelibatezze e cultura in via Dura 19
di Anna Lodeserto
Locorotondo. Via Dura.
Abbiamo scelto di intervistare Margherita Curri proprietaria, con Peppino, del ristorante U Curdunn sito in via Dura a Locorotondo, per parlare della ristorazione e del mondo degli eventi al tempo della pandemia.
“Buongiorno Margherita – è iniziata così la telefonata – sono Anna, vorremmo tu fossi la protagonista della rubrica Eccellenze Locali”.
“Con immenso piacere, grazie” è stata questa la risposta entusiasta, allegra e piena di gioia di Margherita.
Qual è stato l’impatto del Covid?
“Devastante. L’impatto del Covid è stato davvero devastante. Non soltanto per me, ristoratrice, ma per tutta la filiera. Per i piccoli produttori da cui acquistiamo le materie prime, per i nostri dipendenti e, più in generale, per il PIL nazionale”.
Non è un segreto che il Covid abbia notevolmente complicato e pregiudicato la stagione estiva ed invernale. Il numero dei turisti quasi nullo, se paragonato alle percentuali degli scorsi anni. I locali chiusi. Dove prima c’era luce e vita il Covid ha portato buio e tenebre. La pandemia ha imposto restrizioni, lockdown più o meno generalizzati ed ha richiesto ai ristoratori di adeguare i locali. Quando pochi giorni è stato concesso di riaprire, il ristorante U Curdunn ha scelto di non farlo.
“Una veloce riapertura, comunicata in breve tempo è impensabile. È necessario organizzarsi, contattare il personale ed i fornitori. Non abbiamo riaperto perché sarebbe stata un’azione priva di buonsenso, riaprire e chiudere nuovamente nel giro di pochi giorni”.
U Curdunn, però, non è soltanto arte culinaria e buon vino.
“L’avventura nel mondo della ristorazione è iniziata dieci anni fa – ha dichiarato Margherita. Abbiamo inseguito il sogno di dar vita ad un ristorante culturale”.
Ristorante culturale? Potresti spiegarmi?
“Certamente. Sai, la prima gestione ha dato molta importanza alla cultura ed agli eventi ad essa strettamente legati. Abbiamo scelto di voler riprendere la splendida idea e riproporla. U Curdunn non è solo cibo. È un luogo ove la cultura può fluire liberamente tra presentazioni di libri, serate a tema ed eventi culturali in senso ampio”.
Posso chiederti come ti sei approcciata a questa nuova esperienza?
“Certo. Sono un’insegnante della Scuola dell’Infanzia, ho esercitato una professione distante e che non aveva nulla in comune con la ristorazione. Anche Peppino, non aveva nulla a che fare con questo mondo, veniva da esperienze lavorative nell’ambito dell’abbigliamento. Sai, all’inizio nessuno avrebbe scommesso su di noi. In fin dei conti, la ristorazione era un ambito sconosciuto. Noi, però, ci abbiamo creduto. Ho conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico Agrario di Locorotondo, ho frequentato il corso da sommelier dell’AIS Puglia. La curiosità, la voglia di conoscere, di sapere e la costante e continua ricerca della perfezione hanno fatto il resto”.
Cosa rappresenta per te Via Dura?
“Via Dura è la mia casa. Sono lì le mie origini, la mia storia. Sono nata in via Dura 17 ed il ristorante è al numero civico 19. La mia anima è lì, ecco perché ci tengo così tanto”.
In quel momento ho capito perché Margherita avesse deciso di abbellire la viuzza con le decorazioni natalizie senza chiedere null’altro che il permesso all’Amministrazione. Semplicemente perché quel tratto ricco di chianche e di scorci bellissimi è casa sua. Ha eseguito quanto imposto dal suo cuore e dall’amore che nutre per quell’angolo di bellezza a pochi passi dalla Chiesa Madre.
Se ti dicessi cultura, cosa mi risponderesti?
“La cultura è vita. Senza sarebbe una vita vuota, priva di senso. Come dire? È come se avessi bisogno del Sole ed avessi la finestra sbarrata! La rinascita, la ripartenza passano soprattutto dalla cultura. Non può esserci presente senza passato, il che non vuol dire che si debba restare vincolati a quel che è stato ma che bisogna conoscerlo e farne tesoro”.
Avresti piacere nel raccontare un evento da te organizzato?
“Sì, certamente. In tutto questo periodo, fino al momento prima del lockdown, gli eventi organizzati sono stati tanti ma ti racconto de Il bucato della poesia”.
Il bucato della poesia? Ossia? Confesso che il nome mi aveva già conquistata e positivamente sorpresa.
“Mi recai nelle scuole e chiesi di scrivere delle poesie su stoffe, strofinacci, e indumenti vari. Dopo un periodo ritornai per ritirare i lavori eseguiti. Le poesie scritte erano un gran numero e le appesi, proprio come si fa con i panni, lungo la strada che da Via Dura conduce al Lungomare. Trattandosi di bucato, per riprodurre l’odore di pulito disseminai piante di lavanda lungo il percorso”.
Che immagine meravigliosa, che splendida idea. La poesia come decorazione del centro storico. Durante l’intervista non espressi alcun giudizio, ma fui travolta dalla bellezza di tale iniziativa.
Locorotondo è un piccolo borgo che si nutre e cresce grazie all’amore dei cittadini.
Quando si agisce con rispetto per sé e per gli altri le azioni, difficilmente, potranno essere classificabili come errori e, pertanto, condannabili.
La sede della conoscenza è nella testa, quella della saggezza nel cuore. William Hazlitt.
[Foto di Annagrazia Palmisano]