“San Rocco: straniero o uno di famiglia?”
IL PENSIERO
Il messaggio di don Stefano Bruno alla nostra comunità che si appresta a celebrare il suo santo patrono e protettore…
Nel mezzo dell’estate, il mese di agosto è caratterizzato da un evento importante per il nostro paese, un’occasione per ritrovarsi e stare insieme. Ormai con i social ci si “vede” sempre, ma l’occasione della festa è un momento tutto particolare, che ha il suo fascino e un valore di appartenenza unico per noi locorotondesi.
Si sa che quando rientra a casa un parente dopo un lungo viaggio o fuori per un lungo periodo di lavoro o di studio, tutta la famiglia è lì, pronta ad accoglierlo per il suo ritorno. Per ascoltare le novità, per soddisfare alcune curiosità, per arricchirsi delle esperienze fatte lontano. Tutto questo è motivo di gioia, di scambio, di crescita. L’unità della famiglia si rivela proprio nel momento dell’accoglienza e si ammirano i primi passi di chi si era lasciato a dormire in una culla, qualche ruga in più sulla propria fronte o su quella dei genitori, il sorriso dei più anziani che, nonostante le sofferenze dell’età, sanno gioire di poco.
Non può esserci vera accoglienza, però, se questa non è preceduta da un’attesa che proietta il cuore all’altro ancor prima di vederlo; ed è con queste piccole attese che l’uomo compone il suo cammino di vita, nella famiglia, nella società, nel proprio cuore e la comunità cittadina è riflesso in grande di tutto questo.
Torna anche per noi San Rocco, festa messa in primis a calendario per chi si organizza le ferie di agosto ed è ovvio che la festa, e tutto quello che concerne ad essa, non può pensarsi discostata dalla figura del santo patrono che festeggiamo.
Rocco fu un giovane di alte aspirazioni che non si accontentò di ciò che possedeva e volle mettersi in ricerca di Dio. Si mise in cammino e Dio lo trovò proprio lungo questo cammino in coloro che per il morbo pestifero chiedevano sollievo dalle loro sofferenze. E così dopo aver fatto l’esperienza del pellegrinaggio a Roma, del servizio ai sofferenti e aver sperimentato anche lui la malattia, torna a casa, nella sua Montpellier.
Ci si aspetterebbe a questo punto quell’accoglienza riservata a chi ha affrontato tanti rischi, e ne è uscito indenne, invece no, messo in carcere perché considerato una spia straniera, muore lì dopo qualche anno.
E ora a noi il compito di riscattare quest’accoglienza, ogni anno, ogni giorno. San Rocco torna a bussare alle porte della nostra città, chiedendoci di condividere la sua esperienza e i suoi ideali. Lo accoglieremo come straniero o come uno di famiglia?
Don Stefano Bruno
[Foto in evidenza di Alfredo Neglia]