“Scrivere lettere a mano è diventata un’anomalia, non si usa più” – Steve Carell

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Carta e penna per tornare a respirare ed a vivere

 

di Anna Lodeserto

 

La tecnologia, indubbiamente, ha facilitato e velocizzato la comunicazione interpersonale. Si pensi ai social network.

Vuoi condividere con la collettività la tua cena? Scatta una foto, scegli l’hashtag ed il gioco è fatto. Vuoi immortalare un tramonto in riva al mare? Nulla di più semplice. Fotocamera, cattura l’immagine, modifica utilizzando qualche filtro qui e lì, scegli la frase ad effetto per completare anche la parte relativa al testo (poco conta se poi tu, in realtà, non conosca la differenza tra poesia e prosa), condividi ed attendi che qualche altro utente inizi ad interagire con il tuo post. Naturalmente, qualora ciò non dovesse accadere nel giro di pochi secondi, si potrebbe essere vittima di attacchi di panico ed ansia da errata condivisione e prestazione digitale. L’importante è condividere ed ottenere like, cuoricini ed abbracci rigorosamente virtuali. Insomma, un gioco dove vincono coloro che ottengono più interazioni. Il premio in palio? Il riconoscimento sociale e l’autorità digitale.

Quanto è facile il mondo digitale, non richiede apparentemente pazienza.

Ed invece, si potrebbe pensare alla celeberrima ansia da spunta blu, deleteria per lo stato di salute complessivo, dovuta alla visualizzazione dei messaggi ed alla non risposta che ne consegue. Situazione facilmente risolvibile se soltanto si modificassero le impostazioni relative alle notifiche di lettura. Oppure, in alternativa, se si vivesse all’insegna del “te lo dico, perché voglio che tu lo sappia. Ma da te non mi aspetto nulla, neanche una risposta!”. Sarebbe troppo semplice vivere senz’ansia. Ed invece, si affidano le proprie emozioni ad un dispositivo tecnologico.

Indubbiamente, scrivere testi trincerati e protetti da uno schermo inibisce il contatto umano e facilita la proliferazione e la comparsa di qui pro quo non sempre voluti. Vi è una gran differenza tra parlare e confrontarsi vis a vis ed intavolare una conversazione via chat.

Quali? Innanzitutto, un telefono cellulare può essere affidato ad una terza persona, senza che l’interlocutore possa rendersene conto. Ed ancora, la privacy è quasi totalmente assente. In un attimo la conversazione tra A e B può diventare di dominio pubblico. Così come le immagini e le fotografie condivise. La cronaca, ancora una volta, ci dimostra con quanta facilità si possa arrecare danno ad altri.

La tecnologia è parte della vita quotidiana, così come lo sono gli sms, le suonerie delle chat varie ed eventuali.

Questa digitalizzazione è figlia della carta e della penna, legittima erede che sta dissipando l’importante eredità costruita nel tempo dai propri genitori.

Le lettere scritte a mano! Quanta ricchezza, quanta bellezza, quanto calore, quanto amore, quanta umanità ed identità. Tutto ciò sostituito da un cuoricino ed un like freddi, impersonali, glaciali, quasi insignificanti!

Scrivere a mano, abbandonando e dimenticando per un breve periodo il pc, lo smartphone e la tecnologia, è un’operazione che richiede tempo, impegno e forse anche fatica.

A differenza dello schermo, infatti, la carta e la penna offrono la possibilità di mettersi a nudo, di far cadere le maschere che ciascuno indossa e di trasformare le emozioni in parole. Il destinatario, dal canto suo, avrà tra le mani il mittente, la sua anima, la parte più profonda e pura.

Già, scrivere lettere a mano impone che si scavi a fondo nella propria anima, fino ad arrivare al punto di riconoscere l’emozione e metterla nero su bianco.

Si tratta di una pratica, l’invio delle lettere, sempre meno utilizzata. Forse perché profuma di antichità, forse perché non si è più educati all’attesa. Forse perché non si è più abituati a toccare con mano, sentire il profumo e lasciarsi trasportare dalla scrittura del mittente.

Probabilmente, nell’era del tutto e subito, in cui si balla continuamente cambiando le maschere che si indossano a seconda delle circostanze, fermarsi e mostrare le nudità dell’anima è visto come un segno di debolezza.

Ed invece, dovremmo comprendere che non vi è nulla che colpisca il cuore e scateni un turbinio di emozioni e di sentimenti come la ricezione di una lettera.

Certamente, un pollice, oppure un cuore sono mezzi veloci ed immediati a disposizione degli utenti per indicare un interesse.

Le lettere scritte a mano, invece, sono una squisita prelibatezza apprezzata dagli uomini e dalle donne che ne riconoscono il valore e non temono di dimostrare i propri sentimenti, non hanno paura di usare le parole e non si preoccupano di essere etichettati come vecchi.

È faticoso cestinare una lettera, soprattutto, se confrontata con la facilità con cui si possono eliminare chat contenenti centinaia di emoticons e cuori sparsi qui e lì, utilizzati per riempire vuoti esistenziali, grammaticali, culturali e comunicativi.

La scrittura scava, scopre, può fare tutto e, soprattutto, sa rimanere. Una lettera è un regalo indimenticabile”. Massimo Bisotti.

[Rubrica pubblicata sulla nostra rivista Agorà, numero Luglio 2021]

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