Vendemmia 2019 in Valle d’Itria, la qualità sfida la quantità
ANNATA 2019
Quest’anno la qualità è ottima in particolare per Primitivo e Negroamaro pur con una riduzione di un 15-20% di prodotto
La Valle d’Itria non è più quella dei decenni passati, in cui ogni quadratino di terreno utile era ricoperto da filari di Verdeca e Bianco d’Alessano, destinati a rinforzare altre uve favorendo le quantità prodotte piuttosto che la ricerca di identità legata al territorio di provenienza.
Purtroppo la redditività del prodotto non compensa i notevoli costi di produzione, motivo per cui gli appezzamenti vocati ad uva si sono drasticamente ridotti.
Resistono però alcuni intraprendenti volenterosi, che hanno scelto un percorso di attenzione alla qualità, alla ricerca e sperimentazione, alla promozione del vino legato al territorio di provenienza, così speciale ed unico nelle sue caratteristiche.
Il Turismo eno-gastronomico è una importante fetta di mercato potenziale che può aumentare l’indice di notorietà dell’area con positive ricadute su tutta la filiera.
Quest’anno la qualità è ottima in particolare per Primitivo e Negroamaro pur con una riduzione di un 15-20% di prodotto, gli imprenditori del settore sono ottimisti: la Regione Puglia dovrebbe attestarsi intorno agli 8 milioni di ettolitri.
Non abbiamo stime al momento sulla produzione locale, anche se alcune Cantine come Olimpia utilizzano il 100% di uve provenienti dal territorio, ci dice Donato Pinto, “come Verdeca, Fiano Minutolo, Maresco e Marchione, mentre come uva a bacca rossa Susumaniello, perchè rappresentano le tipicità della Valle d’Itria”.
Marianna Cardone sottolinea che “i vitigni su cui puntiamo da sempre sono in gran parte e come porta bandiera della nostra azienda, gli autoctoni itrini e cioè verdeca, fiano e bianco d’Alessano nelle loro varie vinificazioni ma dall’anno scorso anche il pregiato Susumaniello in versione rosato diventa nostro focus particolare”.
Anche le altre Cantine presenti sul territorio, come I Pastini e Tagaro sono impegnate in questi giorni nelle attività di vendemmia e certamente saranno allineate con i loro colleghi nelle valutazioni sui risultati previsti per l’annata 2019.
Infine è di questi giorni un interessante invito ad un incontro con Domenico Bufano, proprietario del SiRose, sui terrazzamenti a lui concessi sulle scarpate affacciate sulla valle d’Itria, nel corso del quale ha voluto parlare non dei suoi Spumanti di pregio, bensì della sua visione di futuro e dei suoi progetti per far rinascere la vocazione vitivinicola di questo territorio, unico per composizione del terreno, di esposizione al sole, di scarto termico e di capacità creativa, grazie a un nuovo concetto di rete e di partenariato e, per usare le sue parole, “parlare non soltanto alla testa di chi ha una vigna, ma anche alla sua pancia, perché è giusto che chi lavora sodo non debba, alla fine, scoprire di averci anche rimesso”.
Torneremo più avanti a parlare di viti e di progetti, di come la città del vino bianco abbia rinunciato ad esserlo, di chi invece rilancia. Intanto aspettiamo di assaggiare i risultati di questa splendida annata. Alla Salute!
Miriam Martini
[Foto di Alfredo Neglia]