Cantine Cardone: storia di una famiglia d’eccezione
ECCELLENZE LOCALI
Tre generazioni e una Valle d’Itria da degustare
di Palma Guarini
Le Cantine Cardone sono una realtà degli anni 70, oggi alla terza generazione con Marianna e suo fratello. La loro storia dà risalto a una delle tradizioni più sentite della Valle d’Itria.
Così Marianna ci racconta la nascita delle Cantine:
“Mio nonno negli anni 70 compra questa struttura per fare la Verdeca che serviva come base per il Vermut. La seconda generazione, mio padre, guarda in faccia la prima e decide di mettere in bottiglia la qualità dei nostri prodotti e farne immagine. E quindi partirono con le prima bottiglie di bianco Locorotondo, di Verdeca, di Fiano e anche di rosso perché la gamma doveva essere completa. Soltanto 15 anni fa compriamo i nostri vigneti perché prima di allora avevamo sempre acquistato l’uva da chi ci piaceva per come conduceva il vigneto. La batteria dei nostri vini è completa, la valle d’Itria è simboleggiata dal bianco di Puglia. Il nostro core business è rappresentato dai bianchi e dalle bollicine. Il nostro pubblico è l’Horeca: ristorazione, hotel e caffetteria e fortunatamente ci siamo espansi anche all’estero. Da qualche anno abbiamo aperto l’enoturismo, cioè gente che viene da tutto il mondo e che invitiamo ad ascoltare la nostra storia perché il turismo esperienziale è oggi il lusso. Ci sono famiglie che, con la suggestione del momento, acquistano il vino e lo fanno conoscere al resto del mondo.”
Com’è cambiato il vino e la sua cultura in queste tre generazioni?
“È cresciuto in maniera qualitativa non solo come prodotto. Noi ci siamo specializzati, abbiamo sperimentato e ci siamo migliorati. Siamo riusciti a svolgere attività che mostrano meglio l’evoluzione realizzata unendo l’esperienza di un tempo alle nuove tecniche e tecnologie che possiamo comprare”.
È un lavoro che fai per passione?
“È un lavoro che fai solo per passione. Soprattutto per una donna ti impegna a 360°, non ci sono tempi scanditi, ci sono imprevisti e la remuneratività è molto combattuta perché il mercato è molto frazionato. Lo fai per passione perché, per poter vendere un prodotto del genere e quindi raccontare la storia di una famiglia, ne devi essere parte. A volte non è tanto che il vino sia buono, ma è la suggestione della giornata che ti porta ad apprezzare ancora di più il nettare che hai messo nel calice”.
Quando hai capito che questo sarebbe stato il lavoro della tua vita?
“A 20 anni avevo altre ambizioni, avevo scelto un’altra strada. Mi ha riportata qui il richiamo della famiglia, cosa che all’epoca facevano in pochi. È stato un invito a cui non si poteva dire di no perché proveniva dalla famiglia”.
Che consiglio daresti ai ragazzi che vogliono intraprendere una carriera in quest’ambito?
“Una buona preparazione: lingue straniere e anche una buona istruzione, per citare una delle scuole locali: l’ITS Agroalimentare di Locorotondo offre una buona possibilità di investire in questo lavoro”.
Come descriveresti il tuo vino?
“Noi abbiamo ben 14 tipi di vino: la bellezza del vino è la suggestione del momento. In quel momento hai bisogno di quel vino, e il giorno dopo di un altro. La nostra collezione ti permette di avere sempre una bottiglia di vino in qualsiasi occasione della tua vita e per qualsiasi tuo stato d’animo. In generale il vino dà gioia, serenità e convivialità. Bisogna farne un uso consapevole, perché il vino è alcool e nel momento in cui si esagera bisogna sapere che può creare dipendenza. Quindi il messaggio è quello di utilizzare il vino secondo i consigli di chi il vino lo produce. Il vino non va bevuto per sete, ma per degustarlo. Quando ti siedi a tavola e hai degli amici, o sei in coppia o hai una ricorrenza da festeggiare, è l’elemento che rende tutto più bello, esaltante e conviviale. Questo per me è il vino: un amico, qualcosa che rende la vita più facile da vivere e che esalta le nostre meravigliose tradizioni e che ti crea tanti bei ricordi.
Per molti locorotondesi il vino è la storia di tante famiglie. Sicuramente il vino più buono è quello che, bevuto un calice, te ne fa desiderare un altro”.