Storie di folletti, dispetti e tesori: a’jure e u’monachidde
MINZE O LARIJE
“Giro…divagando” – Il patrimonio immateriale: spigolature, usi e costumi, ricordi…
di Valentina Mastronardi
La tradizione popolare è ricca di storie e leggende di folletti e fate, e di incontri con figure ignote e misteriose. Da sempre l’uomo, a partire dalle antiche civiltà, cerca di interpretare la realtà con le conoscenze a sua disposizione, sopperite da rituali magici in una stratificazione tra sacro e profano dinanzi a fatti inspiegabili dalle scienze note.
In Puglia con denominazioni diverse a seconda delle zone è possibile imbattersi nei:“Lauri”,“Uri”, gli “Scazzamurrieddri”, gli “Sciaccuddhi”, i “Monachicchi”, “l’Avurie”. In Valle d’Itria sono noti gli ultimi due: al singolare, maschile: “u’ monachidde” e al singolare, femminile “a’ jurie”. Secondo la tradizione si tratterebbe di due spiritelli di piccole dimensioni, forse per poter più facilmente sfuggire all’occhio umano saltellando tra le silenti pietre dei muretti a secco d’aperta campagna in questo straordinario angolo di Puglia.
U’ Monachidde, folletto dispettoso di piccole dimensioni, vestito con un saio e un cappello rosso con alcuni campanelli (o scuro e a punta) ghiotto di biada, si diverte a spostare o a far cadere gli oggetti. Ma sarebbe una gran fortuna riuscire a vederlo e farci amicizia; si racconta, infatti, che se si riesce a togliergli il cappello, per averlo indietro è disposto a donare grandi somme di denaro.
A Locorotondo esiste un arco detto “du monachidde”, qualche anno fa attenzionato dall’ass.ne ecomuseale di Valle d’Itria con la campagna “salviamo l’arco..”.
A’ Jurie, spirito maligno, di aspetto indefinito, compare di notte o nel sonno del malcapitato al quale toglie il respiro, sedendogli sul petto e immobilizzandolo. A volte può mordere o pizzicare e i lividi sono visibili, in alcuni casi, anche al risveglio. Maria racconta che una volta alle elementari, una sua compagna, mostrò i segni dei morsi e fitte trecce, difficili da sciogliere. E’solita infastidire anche i cavalli con pizzichi e trecce alle criniere. (per alcuni le trecce sarebbero da attribuirsi o’ monachidde).
[Foto in evidenza di Zelda Cervellera]