Don Adriano: “Grato a tutti per l’accoglienza”

L’INTERVISTA  

“Ho accolto la notizia di trasferimento alla Parrocchia San Giorgio Martire con animo sereno e felice” 

 

di Antonello Pentassuglia 

 

“Staremo bene insieme, se avrete amore gli uni verso gli altri sarete miei discepoli”, il passaggio nell’omelia nella prima messa, del 5 settembre, del nostro neo parroco don Adriano Miglietta. La nostra una chiacchierata con il piacere basato sull’ascolto. Una conversazione da ricordare come quella di qualche mese fa con don Franco Pellegrino… In questo senso e nel nostro piccolo, un passaggio di consegne anche sul nostro mensile, consci della stima reciproca tra i due parroci. Ci si vede don Franco (nessun saluto ci eravamo detti)…Benvenuto don Adriano! 

Dal 2002 parroco della Cattedrale di Brindisi. Alla notizia di trasferimento del 9 giugno, non sono mancati gli attestati di stima dei parrocchiani come, d’altro canto, una serie di rimostranze contrarie verso la scelta dell’Arcivescovo S.E. Mons. Caliandro… Persino il gruppo Facebook “Don Adriano con noi”. Cosa ci racconta di questi mesi e cosa le resterà? 

“Ho sempre vissuto la mia esperienza di sacerdozio, con la consapevolezza che non sarei rimasto perennemente nello stesso luogo. Sono stato ordinato prete nel lontano ’83 dall’Arcivescovo Settimio Todisco che, bontà sua, consentì ciò che custodivo nel mio animo: celebrare l’ordinazione sacerdotale nella Basilica Cattedrale. Il mio cammino di sacerdozio è stato contraddistinto dalla piena disponibilità nel seguire le indicazioni ricevute dai vescovi. Nel ’97 sono divenuto parroco della ‘Parrocchia dei SS. Anna e Benedetto’ fino al 2002, anno in cui ho accolto con gioia l’investitura a parroco della Cattedrale (con una nuova parrocchia che includeva San Benedetto). La nomina ha di per sé durata di 9 anni, ragion per cui dopo il nono anno di sacerdozio, avevo palesato all’allora Vescovo Talucci la piena disponibilità per un ulteriore servizio. Ma si è convenuti nel far proseguire il mio ministero sacerdotale nella Cattedrale. Anche in seguito alla nomina ad Arcivescovo di S.E. Mons. Caliandro. Era il 2012. Quando quest’ultimo, cinque anni dopo, mi ha comunicato la decisione di trasferirmi alla Chiesa San Giorgio Martire, ho accolto la notizia con animo sereno e felice. In passato ho curato i rapporti con gli insegnanti di religione delle scuole di Locorotondo, per non parlare dei vari campi scuola e all’interazione con la Caritas. Lo ammetto, non è stato qualcosa di inaspettato. Ma tornando agli anni di sacerdozio a Brindisi, vorrei aggiungere che sono stato anche amministratore parrocchiale della ‘SS. Trinità e S. Lucia’ e la ‘SS. Annunziata’, così da creare una nuova realtà: l’Unità Pastorale del Centro Storico. Un centro storico che, difatti, vivevo dal ’97… Chiaro che vent’anni di permanenza favoriscono una relazione stabile basata sulla vicinanza, ma di conseguenza anche il dispiacere nel salutarsi. Senza dubbio, gli ultimi giorni mi hanno emozionato parecchio.” 

Don, la fama la precede… dicono di lei di un “pastore dal grande carisma”. Probabilmente si sarà già reso conto, durante la messa di inizio ministero pastorale del 5 settembre, del forte attaccamento della comunità alla parrocchia di San Giorgio Martire… 
 
“Senz’altro… Devoti molto accoglienti sottolineo; penso a chi non ha potuto partecipare alla celebrazione che, incontrandomi tra le vie del borgo, quasi si scusano. Mi sono subito procurato lo stradario e devo ringraziare don Franco che mi ha aiutato ad inserirmi in una nuova realtà fatta di tante contrade. Difatti ho avuto modo di conoscere Mancini e Sant’Elia. Da parte mia è prioritario imparare le tante vie per andare ad incontrare le famiglie… Un piccolo aneddoto: spostando l’auto da Piazza Mitrano per il mercato del mattino seguente – come vedete sto entrando nelle dinamiche del paese (sorride) – ho incontrato diversi giovani e ho avuto modo di constatare il forte attaccamento alla vita parrocchiale. Davvero molto garbati anche nel modo di accogliermi. In questi giorni, inoltre, ho dato la benedizione all’avvio del pellegrinaggio dell’Unitalsi e abbiamo fatto la processione per l’Addolorata che ha visto un’importante partecipazione. Una piacevole sorpresa anche la folta e bella rappresentanza di insegnanti, genitori e alunni – in una Chiesa semipiena – per l’apertura dell’anno scolastico. Abbiamo pregato insieme e ai giovanissimi ho dato una preghiera in preparazione del ‘Sinodo Mondiale del 2018 sui giovani’.” 

“Auguri di buon lavoro, affinché ci accompagni in un percorso di fede e di crescita, con le tue doti straordinarie di pastore, delle quali ci hai dato un assaggio oltre che di ogni bene. Benvenuto!”. Questo il messaggio del Sindaco Scatigna. Come risponde? Inoltre, nel suo modus operandi che tipo di approccio intende avere con le istituzioni e con le tante associazioni che pullulano in una comunità fortemente devota? 

“Non ero al corrente di questo saluto del sindaco e lo ringrazio per la presenza alla messa di inizio ministero sacerdotale. D’altronde ho avuto modo di scambiare due parole anche con il vicesindaco… Molto grato, davvero, per questa accoglienza. Tutto questo va visto nella giusta ottica di un dono e non come qualcosa di dovuto nella semplicità delle relazioni. Poniamo alla base del nostro cammino l’umile collaborazione: questo, da sempre, il mio proposito. La mia una presenza che oltre a promuovere un indirizzo spirituale, deve averne uno sociale. Senz’altro. Un bravo cristiano cattolico è anche un bravo cittadino. Personalmente ho anche memorizzato i giorni della raccolta differenziata (sorride)… Per quanto concerne le associazioni, come ho fatto a Brindisi sarò il più presente possibile sia con quelle ecclesiali che laicali. Un grande piacere che ci siano molte associazioni civili che si adoperino per il bene della collettività.” 

In un articolo di una testata di Brindisi: “Questo non è un addio, ma solo un arrivederci… Buon viaggio Don”; il messaggio dei suoi giovani a lei, visibilmente commosso, che ha salutato e ringraziato. Si denota, quindi, un forte attaccamento nel rapporto con la dimensione giovanile di una comunità. Nel nostro piccolo pensiamo lo stesso di don Franco Pellegrino. Siete sulla stessa lunghezza d’onda? 

“Assolutamente sì, ma lo siamo anche su tanti altri aspetti… penso alla carità, all’accoglienza e così via. Nel rapporto con i giovani, per noi è una gioia riscontrarne sempre la presenza e l’impegno. Che dire… in quella celebrazione del 25 giugno nella Basilica Cattedrale sono stati bravissimi. Andiamo per gradi. Sono da sempre un appassionato del modellismo di automobili. In passato ho avuto anche un piccolo pulmino di 8 posti: mi piace mettermi a disposizione per gli altri. Per la messa di congedo, i giovani parrocchiani hanno preparato un cartellone – che conservo in canonica – con la raffigurazione di una vecchia 600 Multipla e un saluto: ‘Non un addio, ma un arrivederci’. Sono rimasto lì per tanti anni… sono stato una figura guida. Pensate, molti di loro li ho persino battezzati…” 

Sempre sul suo predecessore. Al nostro mensile ha detto di lei: “Siamo coetanei e abbiamo camminato insieme, sostenendoci l’un l’altro, grazie all’esperienza dell’amicizia…” Quest’ultimo ci ha salutato con un motto congolese. Nel ringraziarla, ci rivela un suo motto e come si contraddistinguerà, in questi primi passi, la sua operosità a Locorotondo? 
“Ok, comincio dalla seconda. É importante conoscere, andare nelle vie, sentire gli odori, vedere i colori e ascoltare le persone. Con il passar del tempo valuteremo insieme se apportare dei cambiamenti. 
Devo ascoltare, comprendere e vedere il cammino fatto e inserirmi
con umiltà. Man mano, qualcosa la cambieremo ma di intesa con l’esperienza fatta e rispettando il lavoro dei miei predecessori. Negli anni, ho avuto il piacere di conoscere don Orazio Scatigna, don Piero Suma e il coetaneo don Franco Pellegrino ma anche i giovani sacerdoti come don Stefano Bruno – rimasto con me alla Cattedrale per un paio di anni – e don Mino Schena rimasto a Locorotondo per 5 anni come Vicario Parrocchiale. Non ho un motto, ma ripeto spesso che ciò che facciamo dobbiamo farlo insieme: ‘meglio fare un passo insieme, che farne due da separati‘.”

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