A Locorotondo troppo cemento: il consumo del suolo svetta al 16,2% per l’Ispra

URBANISTICA

Dalla nostra rivista “Dato più alto in Valle d’Itria. Il Pug è vitale per rimpiazzare il Prg del 1977… Oltre ad un patto per il verde pubblico…”

 

Un responso che giunge impetuoso come un colpo di mannaia sulla (non) strategia urbanistica intrapresa in questi anni a Locorotondo: c’è troppo cemento!

In seguito all’ultimo aggiornamento dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Locorotondo nel 2019 si conferma maglia nera in Valle d’Itria (clicca qui) per il consumo del suolo con il suo 16,2 % (a dispetto di una media regionale del 8,1%). In otto anni il dato è cresciuto di ulteriori 4 punti percentuali.

Per l’ex sindaco Scatigna qui si è cementificato come negli altri Comuni, ma l’aggiornamento dell’ISPRA non conferma questa tesi: tutt’altro. A Fasano il consumo del suolo tocca il 12,8%; Monopoli il 12,5%; Putignano il 10,6%; Ostuni il 10,5% ed a Noci addirittura al 6,8%.

Mentre ecco lo scenario nei Comuni confinanti con Locorotondo: a Martina Franca il suolo cementificato è l’8,7% (in termini percentuali la metà rispetto al borgo delle cummerse). Proprio nella capitale della Valle d’Itria prosegue, in tal senso, il lavoro per la stesura di un Piano Urbanistico Generale. Andiamo avanti. Nella vicinissima Cisternino, il consumo del suolo si attesta al 12,5%; ad Alberobello, infine, si attesta all’11,8%.

Un aspetto da valutare, ad onor di cronaca, è una distinzione fra agro e centro urbano: se nella zona rurale giova il fatto di essere particolarmente estesa, nel centro urbano i problemi sono a vista d’occhio. Pochissimo verde e tanto cemento.

Al netto di chi sarà il prossimo sindaco di Locorotondo, è chiaro che si è giunti ad un punto di non ritorno: occorre una politica nuova, moderna che punti alla tutela ed alla salvaguardia del territorio. Non è più giustificabile guardare al domani con un vetusto Piano Regolatore Generale del 1977. Sono trascorsi 43 anni!

La volontà di puntare forte sui Programmi di Integrazione di Rigenerazione Urbana (Piru) non ha pagato. Per una serie di aspetti, in primis il fatto che in chiave urbanistica si rivelano come strumenti fondamentali per la riqualificazione – in una visione di partenariato fra pubblico e privato – di talune zone del paese, ma in una prospettiva settoriale e non certo generale. Cosa che garantirebbe invece un Piano Regolatore Generale (Pug), finito nei cassetti impolverati del Comune dopo i dpp stilati dall’arch. Lombardi nel 2009.

L’ex assessore al ramo Claudio Antonelli al Consiglio Comunale del 5 ottobre 2018, in uno dei suoi rarissimi interventi, dichiarò che era fondamentale chiudere positivamente la casella del Piru per poi concentrarsi sul Pug: “L’intenzione di questa Amministrazione era ed è ancora quella di realizzare il Pug” un concetto testualmente ribadito in quell’assise.

Tralasciando la parte sul Piano Regolatore, il Piru è stato, per usare un eufemismo, ridimensionato dalla “Soprintendenza dei beni culturali”. A dimostrazione di ciò una valutazione pertinente inviata al Comune il 12 settembre 2019. Ne riportiamo una parte saliente in merito ai 9 ambiti del Piru in oggetto di analisi: «La rigenerazione viene proposta prettamente mediante interventi di edificazione, spesso intervenendo con demolizione o sostituzione edilizia di edifici produttivi di epoca storica (è il caso dell’ex acetificio; ndr) con incrementi volumetrici che superano per altezze il contesto già edificato prossimo, spesso utilizzando come elemento di connessione e giustificazione singoli episodi edilizi valutabili quali elementi di rottura ed estranei allo sviluppo complessivo generatosi nel tempo lungo alcune viabilità principali di accesso alla città.

Non sempre le analisi sugli impatti paesaggistici potenziali prodotti dalle previsioni, per lo più edificatorie e di tipo residenziale, risultano adeguatamente condotte. Non si comprende inoltre, dalle relazioni allegate, lo scenario dei reali fabbisogni del territorio, in relazione alle ricadute del Piano, inquadrabili, in maniera predominante, in scelte edificatorie di tipo residenziale, proposte in aree stanzialmente libere e con evidente carattere rurale…”. E menomale che i Piru avrebbero giocato un ruolo fondamentale nella lotta al consumo del suolo…

L’ex ass. Antonelli, in chiave positiva, può fare riferimento all’ex caserma dei Carabinieri di via Martina. Per via del finanziamento regionale (vinto di connubio con Cisternino) di 1,5 mln di euro: 1,3 mln per la riqualificazione della struttura suddetta (messa all’asta fra il 2014-2015 per 5 volte; Antonelli era vicesindaco) e 200 mila euro per la valorizzazione del percorso che conduce a Marinelli.

Un patto per il verde pubblico, a questo punto della storia, è di vitale importanza per il futuro di Locorotondo. Per quanto concerne l’edilizia, priorità alla ristrutturazione dell’esistente (anche con una sopraelevazione di piani) rispetto a nuova edificazione. In questo vicolo cieco, in una visione urbanistica fatta di serietà e logica, questa è l’unica strada da intraprendere. Senza se e senza ma.

Antonello Pentassuglia

[Foto di Gianluigi D’Onofrio]

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