Approfondimento sul caos dehors. Il regolamento comunale è da aggiornare…

LA CRONISTORIA

La Soprintendenza palesa l’assenza del suo parere favorevole sulle autorizzazioni… Il sindaco Scatigna: “Un post su FB ha attirato l’attenzione…”

 
 
 
Senza dubbio alcuno, la “questione dehors”, rientra tra i temi che ha scaturito maggiore vivacità e confronto nel borgo. In quest’articolo proveremo a ripercorrere i passi, montando i vari pezzi del puzzle, che ci condurranno all’ordinanza di sgombero dagli spazi pubblici di sedie, tavolini, panche, fioriere (ecc.), notificata ad alcuni esercenti dall’ente ministeriale dei Beni e delle Attività Culturali: la Soprintendenza per la Città Metropolitana. Quest’ultima ha giocato, senz’altro, un ruolo cruciale. A questo punto, doveroso un excursus storico dell’intera faccenda. 
 
Partiamo dall’arcinoto blitz dell’11 agosto. Intorno alle ore 18, a bordo di elicottero, atterranno sul manto verde del Viale Olimpia – in un’operazione coordinata – il R.U.P. del Comando Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio (per conto della Soprintendenza), i carabinieri dei Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma (N.A.S.) ed infine i funzionari dell’Ispettorato del Lavoro. Operazione – si riscontrerà –  mirata ad una serie di attività commerciali.
 
Arriviamo al 14 agosto. I Carabinieri del Nucleo in rappresentanza della Soprintendenza – presieduta dalla funzionaria Responsabile, per il nostro comune di pertinenza, Arch. Angelamaria Quartulli – giungono al Palazzo Comunale per prendere visione del vigente Regolamento Dehors. Prima di addentrarci nelle riflessioni, occorrono delle delucidazioni: a detta di una serie di esercenti, da metà agosto a novembre, l’Amministrazione Comunale non ha intavolato confronti costruttivi con gli esercenti.
 
Solo la Pro Loco, bontà loro, ne ha promosso uno, ma accolto da pochi (soliti) titolari di attività. Per quanto concerne il Regolamento Dehors (deliberato il 27 febbraio), la Soprintendenza ha palesato l’assenza del suo nullaosta, in merito all’autorizzazione paesaggistica per l’occupazione di suolo pubblico. Occorre una rilevante integrazione da parte dei nostri Uffici Comunali. I primi giudizi, tra i non pochi titolari di esercizi, non tardano ad arrivare: “Il regolamento è da considerarsi lacunoso”. 
 
Corriamo spediti all’ordinanza di sgombero, notificata il 13 novembre dalla Soprintendenza, ad una serie di pubblici locali: obbligo di sgombero di ogni installazione dehors. Gli esercenti così faranno, ovviamente, onde evitare azioni sanzionatorie. E a chi non è stata notificata alcuna ordinanza? Negata (via PEC) la richiesta di nuova autorizzazione dagli Uffici Comunali, a causa del non aggiornato regolamento.
 
Desolante, difatti, l’effetto delle Piazze che si è delineato, agli occhi dei cittadini, nelle precedenti settimane: spoglie. Si sa, il social Facebook (anche se di rado) può essere un mezzo di interazione con gli amministratori. Il 19 novembre, il cittadino attivo –  nonché noto appassionato di fotografia – Antonio Pagnelli, ha postato tre foto eloquenti: rispettivamente Piazza Dante, Piazza Vittorio Emanuele e la piazzetta di Via Nardelli (antistante il Docks 101), sono raffigurate senza sedie e tavolini. È l’occasione propizia per una sfilza di argomentazioni di cui, la stragrande maggioranza, pertinenti al tema. A parer nostro, una bella dimostrazione di cittadinanza attiva. A pensarla diversamente – legittimo –  è il sindaco Scatigna.  
 
Indetta il 23 novembre la conferenza stampa della maggioranza. A prendere la parola, dapprima, è stato l’Ass. con delega alle Attività Produttive, Vito Speciale: “Vorrei tranquillizzare i commercianti per il regolamento che andremo ad approvare tra fine ed inizio nuovo anno…”, ha esordito, “quest’ultimo è stato approvato a febbraio, mentre il D.P.R 31/2017 è entrato in vigore lo scorso febbraio…”. Non si sbaglia l’assessore, ma quali novità comporta questo decreto? “Le occupazioni temporanee con struttura tipo dehors possono avere durata massima di 120 giorni, ma ad anno solare rispetto al passato…”.  In conclusione: “Il Comune non ha potuto, in base a quello spartiacque del sopralluogo, rinnovare le autorizzazioni… le famose SCIA. Ci sarà un Consiglio Comunale e andremo ad approvare il nuovo regolamento… zero verbali effettuati dalla polizia locale”.
 
Intervento congruo, ma in merito ai verbali dal Comune, a quanto pare, abbiamo fonti diverse. È il turno dell’Ass. al Turismo, Ermelinda Prete: “Quasi nessuno fra i commercianti si è attenuto pienamente al regolamento”, è perentorio l’intervento, “lo dimostrano alcune viuzze chiuse e difficilmente accessibili ai diversamente abili”, per concludere,“troppi collage sulle pareti bianche, prerogativa della nostra presenza nei Borghi più Belli d’Italia”. Pane al pane e vino al vino, ma è giusto così.
 
L’intervento più atteso… parola al sindaco Scatigna: “Intendiamo fare un regolamento con delle modifiche e se la Soprintendenza lo boccia, ci dovrà dare delle spiegazioni…”, un appello agli avversari in Consiglio, “è importante chiamare al senso di responsabilità anche le opposizioni, con il buon senso, pronti a sentire i suggerimenti da parte di tutti…”. Che bello, un appello senza frecciate… “Compresi i depositari della verità…”. Appunto.
 
 
Gran finale: “In riferimento ad una schifezza di Piazza Vittorio Emanuele (un dehors stridente al contesto architettonico; ndr) ho firmato un’ordinanza di rimozione… Il post di un locale, ‘ca s’ha menete ‘nnande (si ringrazia il prof. Cervellera per la trascrizione scritta), ha attirato l’attenzione di organi sovracomunali…”. Palese il riferimento al post su Facebook del Docks 101, datato 9 agosto. 
 
A tale concetto esposto, tre sono le nostre obiezioni che riportiamo anche con un’innocente dose di ironia: 1) il cosiddetto blitz risale all’11 agosto… suvvia, è quantomeno bizzarro pensare di mettere in piedi, in soli due giorni, un’operazione così coordinata e mirata che manco Zenigata con tutto l’Interpol alla caccia di Lupin; 2) nell’ordinanza del sindaco, datata 3 agosto, si fa riferimento a “esercizi pubblici con banchi per la preparazione di alimenti e bevande, spillatori, chioschi – non rientranti nell’art. 9 del Reg. Dehors – con diffida ai titolari per la rimozione entro 30 giorni. Provvedimento formale ed ovviamente non rivolto ad una singola attività. 3) ehm… duole ricordarlo, ma nel mese di luglio, in due occasioni (il 13 e 24) il sindaco ha esternato posizioni, dal seguitissimo profilo Facebook, in merito ai dehors ed eventuali sanzioni. Già. “Caro sindaco se colpa vi fu di un funesto uso di social, si sappia, in questo bislacco processo, anche lei è imputato. A verbale!” (sic). Punto… Due punti!
 
Foto di Antonio Pagnelli
 
Ah, quasi ci dimenticavamo; sempre quest’ultimo durante la conferenza stampa ha lanciato un appello agli esercenti: “Non recatevi tutti alla Soprintendenza, che si crea solo una confusione che non ci aiuta…”. Ascoltatissimo: una serie di titolari si sono rivolti, in queste ultime settimane, all’ente sopracitato ottenendo il parere favorevole per le autorizzazioni, seguendo così il consueto iter celermente rispetto ai tempi di approvazione del nuovo regolamento.

In questo marasma, perlomeno, è sorta la buona occasione per le dovute analisi. Oltre all’assenza nel Regolamento Dehors – per quanto concerne l’autorizzazione paesaggistica – del passaggio al procedimento semplificato di parere positivo (D.P.R. 31/2017) da parte della Soprintendenza (come spiegato da Speciale, ma gli Uffici Comunali sono all’opera), doverose sono una serie di riflessioni di carattere generale: il regolamento da approvare è fondamentale che sia il risultato di una congrua analisi partecipata tra Comune ed ente ministeriale, onde evitare diktat restrittivi legati ad un approccio fin troppo radicale (come comunicatoci da una serie di osservatori) della Soprintendenza stessa.

Un ulteriore problema? Il complesso iter di rilascio di autorizzazioni per gli esercenti, con un rimpallo di mansioni da eseguire tra SUAP (Sportello Unico Attività Produttive), Ufficio Tecnico e comando dei Vigili Urbani. Da rendere senz’altro più celere. Ultimo tema sollevato ed ampiamente condiviso, quello della spesso discorde interpretazione del Codice dei Beni Culturali, tra le varie Soprintendenze dislocate nel territorio nazionale.

Antonello Pentassuglia

[Foto di Antonio Pagnelli]








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