Parliamo del benessere psicologico con la dott.ssa Maria Maggi

L’INTERVISTA

Dalla nostra rivista “Ottobre, il Mese del Benessere Psicologico

 

di Donatella Serio

 

Il Mese del Benessere Psicologico è una campagna di sensibilizzazione e promozione della cultura del benessere psicologico volta a migliorare la qualità della vita e a prevenire disagi nel rapporto con sé stessi e con gli altri. (www.mesedelbenesserepsicologico.it)

Il progetto è nato nel 2011 e ricorre ogni anno nel mese di ottobre. Le iniziative promosse dall’Ordine degli Psicologi di Puglia sono varie e hanno ampio riscontro da parte dei cittadini e dei professionisti del settore; fondamentale è, infatti, la disponibilità offerta da psicologhe e psicologi che mirano a far conoscere il proprio ruolo nella promozione del benessere della persona e della comunità.

La dottoressa Maria Maggi di Locorotondo, psicologa, psicoterapeuta sistemico-relazionale, esperta in disturbi specifici dell’apprendimento e terapeuta EMDR di 2°livello, è da sempre attivissima sul territorio, la sua missione è informare, provare a spiegare che il benessere psicologico è, deve essere, un bene prezioso e irrinunciabile.

Non c’è salute senza salute mentale”, questo il titolo del convegno da lei organizzato che ha avuto luogo a Locorotondo lo scorso 28 settembre.

Dottoressa, ci può spiegare in che modo la salute mentale e il benessere psicologico, possono arrivare a determinare la funzionalità del nostro vivere quotidiano?

“L’essere umano, vivendo in un contesto sociale con il quale interagisce e stabilisce dei legami affettivi, non può passare indenne attraverso tutti i cambiamenti – traumatici e non. Vive degli stress psicosociali che possano essere causa di disagio anche in base alla variabilità della vulnerabilità soggettiva, la quale si modella in base alle esperienze traumatiche infantili. Queste ultime possono generare una particolare vulnerabilità nei confronti del verificarsi di alcune situazioni nell’età adulta, che può portare alla rottura dell’equilibrio psichico. Tuttavia, sottolineo che le stesse situazioni, per quanto traumatizzanti, non è detto che provochino problemi psichici in chi non ha sviluppato tale vulnerabilità.

Subito dopo aver vissuto un evento traumatico, il nostro organismo e il nostro cervello vanno incontro a una serie di reazioni di stress fisiologiche, che nel 70-80% dei casi tendono a risolversi naturalmente senza un intervento specialistico.

L’essere stato vittima di un evento traumatico porta conseguenze a livello emotivo, ma lascia il segno anche nel corpo. Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che le persone che hanno vissuto traumi importanti nel corso della vita ne portano i segni anche a livello cerebrale, mostrano, per esempio, un volume ridotto dell’ippocampo e dell’amigdala.

Per questo, alcuni soggetti continuano a soffrire per un evento traumatico anche a distanza di moltissimo tempo dall’evento stesso. Spesso riportano di provare le stesse sensazioni angosciose e di non riuscire per questo motivo a condurre una vita soddisfacente dal punto di vista lavorativo e relazionale. In questi casi il passato è presente.

Questo quadro sintomatologico, che può arrivare a delinearsi in un Disturbo da Stress Post-Traumatico, è caratterizzato dal “rivivere” continuamente l’evento traumatico, continuando a provare tutte le emozioni, le sensazioni e i pensieri negativi esperiti in quel momento.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito il trauma in generale come il fattore predisponente psicopatologie, quindi il fattore più importante per la salute mentale. Allora fondamentale diventa la prevenzione sociale, con il lavoro sulle nuove generazioni e la psicoeducazione genitoriale, e l’intervento psicoterapeutico quando e dove necessario”.

In base alla sua esperienza professionale sul territorio, qual è il disturbo psicologico che riscontra più spesso nei suoi pazienti?

“Si lavora con le storie delle persone e con il significato che i loro sintomi hanno. Le difficoltà maggiori, ad oggi, soprattutto da quando la pandemia ha ridefinito le nostre vite, sono legate ad ansia e depressione, ma altrettanto rilevanti sono le varie forme di dipendenza. Se dovessi fornire dei dati oggettivi (tratti dalla Fondazione Veronesi), solamente la depressione è responsabile del 13,7% del disagio psicologico, ponendosi come la prima malattia cronica in Europa. A seguire ci sono i disturbi collegati all’alcol (6,2%), l’Alzheimer e le altre demenze (3,8%), la schizofrenia e i disturbi bipolari (2,3% ciascuno”).

Ho letto sulla sua pagina Instagram (dr.maggi_psicologa) che “nonostante tutto quello che viene fatto, tra informazione e formazione, tanti provano vergogna della malattia mentale”.

Chiedere aiuto, cercare un sostegno psicologico, da quello che lei dice, è ancora, per molti, una sorta di tabù. Perché?

“Sì, esatto. Ci sono ancora delle remore sulla possibilità di “chiedere aiuto”. Tanti provano vergogna del disagio mentale, lo considerano una sconfitta personale. Tanti hanno paura perché affrontare un percorso significa mettere sé stessi e la propria storia in discussione e spesso la possibilità di un cambiamento spaventa. La paura e la vergogna portano a sentire lo sguardo dell’altro come giudicante, ma in realtà siamo noi che ci stiamo giudicando”.

A proposito di informazione e formazione, so che lei si dedica moltissimo a iniziative che cercano di coinvolgere l’intera comunità, al fine di renderla il più possibile consapevole e preparata in merito a temi tanto importanti. Ci sono progetti “in cantiere” per il futuro?

“Mi piace l’idea che da degli eventi possano nascere consapevolezze e che quindi vengano piantati diversi semi. Ricordo molto bene, in uno dei primissimi eventi, una persona che mi disse esattamente queste parole: “Non fermarti mai. Se durante questi incontri anche solo una persona ti ha ascoltata e ha portato qualcosa con sé, tu puoi ritenerti compiuta”. L’ho presa alla lettera perché, per quanto possibile, non mi sono più fermata.

Diversi progetti sono in cantiere con la Commissione Pari Opportunità di cui faccio parte, ma oggi sono molto felice di annunciare l’avvio, il prossimo 12 novembre, della IV edizione di “Mi Leggo con un Libro”, rassegna nata nel 2017 con l’idea di unire le tematiche psicologiche alla letteratura e ai romanzi e che, negli anni, ha visto consolidarsi la partecipazione della comunità. In questa edizione avremo un incontro al mese, sempre di venerdì, per un totale di 7 incontri che ci accompagneranno fino a maggio. Anche quest’anno ci sarà un filo conduttore che sarà possibile scoprire solamente seguendo tutti gli appuntamenti, quindi non mi resta che dirvi ‘vi aspetto’”.

[Intervista pubblicata sulla rivista Agorà, numero Ottobre 2021]

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